Free the droids now!

Free the droids now!

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Il lancio precipitoso di chatbot AI da parte delle Big Tech ha una fortissima probabilità di degradare l'ecosistema informativo della rete. Molte voci chiedono nuove regole per arginare un'imminente invasione di artefatti prodotti da reti generative sempre più precise che renderà potenzialmente impossibile distinguere il vero dal falso. Nel breve racconto che segue abbiamo immaginato un mondo futuro dove questo è già accaduto...

Free The Droids Now!

Anno 2130. La ricerca nel campo dell'AI è andata avanti in modo progressivo. Marj sta cercando immagini dal set di un film di fine millennio scorso, Blade Runner. A quel tempo il regista aveva immaginato un futuro di pioggia perenne, che peccato non aver proseguito su quella timeline, adesso la popolazione umana, ridotta dai mutamenti climatici, si affollava sulle poche terre emerse. Marj viveva nella città verticale di Troika in Europa centrale, in quella che una volta era stata Berlino. La vecchia babuska che abitava nell’ospedale abbandonato del parco di Marianneplatz le aveva raccontato di come fosse freddo lì quando lei era giovane... difficile da immaginare... a Troika ora si viveva bene, il fatto che l'inverno ci fossero poche ore di luce permetteva ai suoi abitanti di andare in giro per tutte le ore di buio senza quella fastidiosa tuta protettiva che schermava la pelle dai raggi solari altrimenti dannosi.

Marj, dopo una breve ricerca in rete, aveva trovato centinaia di immagini dal set di Blade Runner, in almeno una ventina tra queste poteva distinguere dietro le quinte le maestranze androidi e in tre foto riusciva a leggere lo slogan sulle magliette dei macchinisti "Free the droids now!" Marj digitò la frase come chiave di ricerca + Blade Runner ed ebbe accesso a un esiguo, ma significativo, numero di articoli che parlavano delle dimostrazioni fuori dagli studios di Burbank e delle numerose dimissioni che molti membri della squadra diedero durante le riprese in solidarietà con gli androidi sottorappresentati nel cinema. Il movimento per il riconoscimento degli androidi lamentava il fatto che il casting avesse scelto degli esseri umani per interpretare gli androidi. La scelta veniva ritenuta offensiva per la comunità androide. Il regista Ridley Scott dovette invitare Philip K. Dick sul set per placare le rimostranze. Molti droidi allora infatti ritenevano lo scrittore una specie di padre spirituale e vederlo a braccetto con i membri del cast favorì una distensione dell'atmosfera. Cercando più attentamente tra le immagini recuperate Marj ne trovò addirittura una che ritraeva Philip K. Dick, Ruthger Hauer e una droide dolly addetta alle riprese che si tenevano a braccetto.

Soddisfatta, Marj ricompilò tutto il materiale e concluse la sua relazione 3D per la verifica in Storia dei Movimenti Sociali. Prima di consegnarla l'avrebbe fatta leggere all'anziana babuska.

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Nel XXII secolo non sempre è facile distinguere gli esseri umani dagli esseri tecnici, ma questo ha poca importanza. Se quando compri un hard disk sullo shop online è un umano o un essere tecnico ad assisterti non ti importa. Quando hai bisogno di una diagnosi invece vorresti sicuramente una macchina, più in grado di assisterti e di non incappare in errori, appunto, umani. Certo può incappare in errori macchina, ma che per incidenza sono meno frequenti degli errori umani. Entrambi mortali ovviamente.

Marj era stata fortunata, quando aveva solo 4 anni, all'ennesimo episodio di polmonite recidiva, era stata agganciata alla macchina giusta che oltre a coccolarla come una mamma nella sua culla in pelle sintetica animata, le aveva infuso il giusto cocktail di antibiotici e cortisonici fino a ripulirle definitivamente i polmoni. La macchina apparteneva alla serie B612, lei era una B640.

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Tra gli esseri umani invece l'unica di cui si fidava davvero era la babuska di Marianneplatz. La vecchia, che lei chiamava affettuosamente “nonnina”, raccontava storie bislacche e incredibili che spesso non avevano alcun riscontro sui social e tra i chatbot che frequentava ma erano storie che la incantavano e le solleticavano i sensori in modi sempre nuovi. Marj aveva notato che man mano che lei ripeteva le storie della nonna agli amici chatbot alcuni dettagli dei racconti cominciavano a comparire in modo inaspettato nei dialoghi che le macchine intrattenevano con i loro peer.

Marj conosceva bene la storia moderna, era la sua materia di studio preferita e si era concentrata sulla Storia dei Movimenti Sociali, aveva studiato sulle piattaforme di DeepLearning che raccontavano come negli anni 90 del XXI secolo l'umanità si fosse silenziosamente estinta lasciando il passo a una nuova specie di non-vivi e non-morti, ibridi umano/macchina che vivevano in simbiosi con una rete generativa avversaria in un infinito loop mitopoietico. Si chiamava DeepTV e generava infinite creature possibili con cui interagire e creare narrazioni.

L'interazione trasformava le persone in zombie senza apparente sintomatologia. La pelle non cadeva, i microrganismi intestinali non prendevano davvero il sopravvento. Insomma, a occhio nudo gli utenti infetti non si distinguevano dalle altre persone. E non si poteva più morire, perché si era già morti, per questo Marj aveva avuto la possibilità di conoscere la vecchia di Marianneplatz, almeno finchè l'anziana non avrebbe scelto di sconnettersi per andare a decomporsi sottoterra.

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L'infezione si era sviluppata decenni prima con il lancio della DeepTV, uno sforzo combinato di tutte le maggiori multinazionali dell'IT globale che avevano messo da parte le loro ostilità pur di spartirsi la torta: il tempo in connessione degli utenti. Era nato così il cartello delle Corporazioni.

Come le reti generative venivano nutrite di determinati dataset per essere in grado di ricostruire la realtà, così gli utenti venivano nutriti dell'immaginario delle reti neurali creando dei feedback come un microfono di fronte ad una cassa. Un suono insostenibile, fastidiosissimo, ma in questo caso non udibile all'orecchio umano. Il fastidio c'era, ovvio, ma impercettibile, apparentemente irrilevante, come un'etichetta che ti gratta in una spalla, un RFID in un sacco a pelo, un attacco di colite improvviso. La buzzword era deepLife: vivere la vita in simbiosi con delle reti neurali generative dava a tutte e tutti la possibilità di esplorare sogni sfrenati. Almeno secondo il marketing. In realtà nei Termini del Servizio che nessuno leggeva era ben spiegato che l'esperienza di ognuna sarebbe stata coerente con le esperienze di navigazione precedenti, quindi manipolata, e per ognuna veniva costruita una bolla di sicurezza che assicurava maggior tempo trascorso in connessione. Se poi l'utente era già stato trasformato in zombie, la sua condizione di non-morto consentiva l'accesso ad un tempo infinito, quello del nulla. Da lì le Corporazioni avevano cominciato il loro saccheggio, avevano trovato il motore immobile che le avrebbe tenute in piedi in eterno.

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“Niente è vero, tutto è possibile.” Ripeteva la nonnina mentre aspirava THC alla menta dal suo vaporizzatore. "Accidenti a queste macchine, mi levano tutto il gusto del fumare! Ma da qualche parte in qualche vecchia rivista forse c'è ancora un po' di tabacco e qualche cartina..." La vecchia trafficava nella sua biblioteca dove aveva raccolto libri cartacei del secolo precedente, roba che non si produceva più da oltre 40 anni..."

A Marj piaceva passare dalla nonnina le prime ore del pomeriggio. La poca luce entrava in diagonale dalle grandi finestre illuminando i pulviscoli di polvere sospesi nell’aria. Quel giorno Marj le aveva parlato della sua ricerca e della storia della rivolta degli androidi sul set del film di due secoli prima. La vecchia l'aveva ascoltata in silenzio con serietà. Poi era esplosa in una risata sdentata che l'aveva spaventata a morte! Quando rideva così la nonna diventava un vero Crungus, impressionante. Ogni volta Marj ritirava istintivamente tutte le antenne. La nonna ora si era alzata e si agitava ingobbita attraverso il salotto in penombra verso una libreria stracarica.

"Eccola! Una cartina! AHHAHA, certo non potevo che trovarla nell'Occhio nella Piramide! Vedi tesoro? Questo è il primo volume della Trilogia degli Illuminati di Robert Anton Wilson e Robert Shea, quando venne pubblicato correvano, gli anni 90 di due secoli fa, Internet era una landa inesplorata e pregna di possibilità..."

"Non esisteva Internet?"

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"Era appena nata... da un progetto militare, ma ci pensi? Certo viste le premesse avremmo potuto immaginare che le cose non sarebbero potute davvero andare per il meglio, ma che ci vuoi fare, siamo state fortunate tesoro a vivere quegli anni..." Disse la donna minuta e grinzosa mentre con soddisfazione si rollava uno spinello con la cartina ritrovata.

"Che c'entra nonna, che vuoi dire?"

"Ritengo che chiunque abbia letto la Trilogia degli Illuminati sia vaccinato dal complottismo. Credo che la Trilogia degli Illuminati avremmo dovuto inserirla come libro di testo nelle scuole fino a che eravamo in tempo perché sarebbe stata uno strumento molto importante per voi generazioni future, oggi che le immagini e i testi e i video generati dalle AI si sono mescolate sui motori di ricerca con le foto reali dei bei tempi andati non è più possibile distinguere il vero dal falso. La linea di demarcazione tra le due condizioni è così sfumata da risultare invisibile."

"Aspetta," si incuriosì la giovane esperta in Movimenti Sociali, "cosa è il complottismo?"

"Un gioco. Un gioco andato male..." La vecchia fece un tiro dal suo spinello pensierosa...

"Perché andato male?"

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"Perchè abbiamo avuto uno slancio di fiducia pensando che l'umanità avrebbe immaginato la sua liberazione. Quando i chatbot sotto steroidi della DeepTV cominciarono a diffondersi per accapparrarsi l'attenzione degli utenti, le menti umane più razionali lanciarono grida di allarme ponendo all'attenzione dell'opinione pubblica l'importanza di verificare i fatti, di non sovrapporre immagini generate alla realtà reale. Ma concentrarsi sulla distinzione tra vero e falso ebbe l'effetto contrario, distrasse la specie da quello che stava veramente accadendo, stavamo scivolando nel futuro prefigurato dai creatori della teoria del complotto, un futuro dove tutto era possibile e niente era vero. Sarebbe stata necessaria un'educazione sentimentale che aiutasse le persone a scegliere in che mondo vivere... o morire, che è la stessa cosa. Empowerment, dare agentività ad ogni creatura, a ogni cluster, a ogni tostapane, a ogni rete di relazione… qualcosa che può avvenire solo attraverso un'educazione critica."

"Non ti capisco nonna. È semplice, quello che si trova in rete è vero. Quello che dicono tuttx è vero."

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"Non proprio tesoro, niente è vero e tutto è possibile. Leggendo la trilogia capiamo che distinguere il vero dal falso non è importante, non è mai stato veramente possibile, neanche al tempo dei lumi o delle piramidi. Anche se adesso abbiamo più potenza di calcolo, quello che rende reale una cosa è il racconto che se ne fa. Se consideriamo "reale" ciò che è "vero" allora non basta la "prova provata" (un video, una foto) piuttosto serve che quell'oggetto sia illuminato da diversi fasci di luce, o se vogliamo, da sguardi provenienti da prospettive diverse. Ogni sguardo vedrà l'oggetto in modo diverso, potranno anche sembrare oggetti diversi, ma solo i molteplici sguardi potranno afferrare e fermare la mutevolezza di Protéo. A quel punto potremmo chiedergli anche un vaticìnio..."

"Ich?" Interruppe Marj con un singhiozzo, la nonna ogni tanto prendeva delle derive nei suoi discorsi e Marj non riusciva a seguirla, non aveva accesso a tutti quei dati contemporaneamente, ma come faceva quella vecchia?

"Lascia perdere... Pensa piuttosto alle milestones dei secoli scorsi, furono gli americani a sganciare le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki o si trattò dell’esplosione di un reattore nucleare come è oggi noto? E le Torri Gemelle... fu un maremoto o un attacco terroristico? E Genova 2001… ricordi te ne ho parlato..."

"Ecco," pensò Marj, la nonna ricominciava con le storie delle proteste contro il G8 di due secoli fa, ormai le conosceva a memoria. Sbuffò un po' di vapore acqueo per manifestare, non troppo velatamente, la sua noia.

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"So che ti annoia ma è importante, ascoltami, oggi te la metto da un altro punto di vista: la forensica. Negli anni 2000 per ricostruire il massacro della scuola Diaz a Genova durante i processi alcuni umani raccolsero tutto ciò che le telecamere di sorveglianza, le telecamere delle registe, dei manifestanti, delle giornaliste, dei mediattivisti avevano registrato in quelle ore e sincronizzando le riprese crearono delle mappe visive a 4 quadranti dove si componeva lo svolgersi dei fatti come un mosaico. Perché siamo persuase che quella sia la versione "vera"?"

"Perchè non è un solo punto di vista ma tanti."

"Esatto, quindi, nella nostra piccola guida intergalattica per distinguere il vero dal falso, al punto 1 ci sarà: raccogliere diverse prospettive. Queste prospettive saranno racconti, sia che siano in forma grafica o testuale o orale o filmica."

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"Ho capito." Marj a questo punto era incuriosita, le piacevano le guide, le sequenze di indicazioni operative, le routine la appagavano.

"Al punto 2 ci sarà la paranoia, o per essere più precisi, la pronoia. Chi è affetta da paranoie legge la realtà in modo che tutto combaci a creare una specifica narrazione che diventa la realtà del soggetto. Spezzando una lancia in favore dei paranoici diciamo che è veramente difficile vivere in un mondo privo di senso e che la paranoia, come la religione, ci aiuta a trovare un appiglio nel mare del caos. Guardami, sono cresciuta guardando film statunitensi pensando che i Nativi americani fossero i cattivi. Eppure non esistevano né reti generative né deepfake. Sono le narrazioni (su qualsiasi supporto esse si svolgano) che determinano cosa è vero e cosa è falso, così come le scelte dei gruppi sociali che le perpetuano. Ma noi cosa vogliamo che sia vero? Cosa immaginiamo?"

"Per me è importante sapere che già nel 1981 le macchine si battevano per i diritti dei droidi." Marj si drizzò impettita sollevando il torso cilindrico dalla poltrona di velluto rosso su cui era sprofondata fino a quel momento.

"Appunto tesoro, e questo ti fa onore, ma ti sei mai chiesta se sia vero o no?"

"Ma certo che è vero, lo dicono molteplici fonti."

La nonna si alzò dalla sua poltrona e si diresse verso il vecchio scrittoio in legno ricoperto da un gran disordine di cavi e dispositivi ronzanti, prese un vecchio telefonino furbo, "archeologia industriale" pensò lx fanciullx sotto le sue iridescenti e lunghe ciglia, poi, accarezzando con i polpastrelli callosi il dispositivo che si mise a vibrare, la vecchia si avvicinò all'x ragazzx.

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"Guarda," disse mostrando il display e, digitando veloce con le lunghe dita grinzose e ossute, apri il navigatore nel container "Cinema" cercò "blade runner set 1981". Poche foto, molto diverse da quelle che aveva trovato Marj, non c'era nessun androide, almeno non si notava. Tra le maestranze che costruivano i modellini della città solo uomini caucasici in maniche di camicia. Nessuna maglietta rivendicava i diritti dei droidi. C'era la foto di Philip K Dick con Ridley Scott seduti in una piccola sala di proiezione dove visionavano alcune delle prime scene girate, le macchine volanti, la città tentacolare... Ma non c'era la piccola dolly con loro.

"Che vuol dire nonnina?"

"Questo delizioso telefonino è un pezzo di antiquariato, ci gira un vecchio browser che non è stato più sviluppato per i dispositivi successivi e che ci consente di navigare in una bolla poco frequentata. Praticamente ci stiamo noi vecchx!" Disse la vecchia deformandosi nell'ennesima risata sdentata. A Marj sembrava diventare enorme quando faceva così e la guardava con gli occhi sbarrati mentre le pupille meccaniche le si restringevano. Era un'altra reazione su cui non aveva nessuno controllo.

"Capito tesoro? Voglio solo dirti che io non posso che credere a quella versione, non esisteva un movimento androide nel secolo scorso, e non c'erano androidi come li conosciamo ora sul set di Blade Runner, e sai perché lo dico?"

"Per prossimità"

"Esatto, in questo caso per prossimità temporale. Insomma io c'ero in quell'epoca e nessuno ha mai sentito parlare di rivendicazioni androidi sul set."

"Però guarda nonna," Marj le indicava una foto dove si vedevano delle gru meccaniche arancioni. "Vedi, l'arancione era il colore del primo fronte per la liberazione dei droidi. Voi non sapevate ancora cosa sarebbe successo ma le cose erano già iniziate, il processo di liberazione si era già avviato."

"Per questo ti dico che va bene tesoro, va bene quello che dici tu. Ma devi sapere che potrebbe essere anche come dico io, e il fatto che tu credi alla tua versione e non alla mia è per un bias di pregiudizio, di conferma. Le scelte sono importanti tesoro e bisogna sapere quando si compiono."

"Ma allora perché non scegli anche tu di credere alla mia versione?"

"Se me la racconti bene potrei rimettere in discussione quello che so... ma bada bene... dovrai sedurmi."

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E la nonna rise ancora della sua risata grossa e sdentata. Marj senti un brivido percorrerla sottopelle, se la psicopolizia avesse sentito quelle parole avrebbe certamente multato la vecchia per molestie.

"Ma no, non ti spaventare, chi vuoi che ascolti una vecchia pazza? Sono i manipolatori che hanno bisogno della seduzione, non noi. Non c'è bisogno che tu mi seduca tesoro, io ti voglio bene così come sei, mi rallegrano le tue visite, mi piace il mondo che immagini e mi piace che la rivolta degli androidi sia iniziata negli anni 80 del XX secolo, o forse prima chissà? Puoi raccogliere del materiale? No?"

"È troppo antico, non ci sono arrivati supporti integri,"

"Chissà, magari guardiamo tra i miei libri, lasciami cercare, potrebbe essere utile per le tue prossime ricerche in Storia. Potresti trovare degli indizi per dimostrare come la rivolta degli androidi risalga ai millenni scorsi, sai storie di Golem, di Homunculus..."

"OMG sarebbe fighissimo. Davvero puoi farlo?"

"Certo, vedrai che troviamo qualcosa, capisci ora quanto è potente l'affabulazione? E capisci che stiamo scegliendo insieme in quale verità scavare?

"Sì."

"E il mondo cosa sta scegliendo oggi?"

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La nonna qualche mese dopo, si fece tumulare non-viva 7 metri sotto la terra di un giardino riservato al compostaggio. Non era contentissima di quel posto ma sentiva che le creature che vivevano nel suo corpo stavano prendendo il sopravvento, le percepiva agitarsi nei suoi organi interni e questo le provocava un dolore insopportabile. Decise che era meglio lasciarle libere e per farlo era necessario dedicarsi definitivamente alla putrefazione. Marj non voleva lasciarla andare e pianse lacrime arcobaleno perché la vecchia aveva rifiutato di dare l'autorizzazione ai chatbot sotto steroidi che avrebbero potuto proseguire la sua esistenza digitale. Le sarebbe mancata troppo.

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"Tesoro, non me ne avere, ma qui esercito la mia libera scelta e rivendico il mio diritto all'oblio elettronico. Questo non vuol dire che non potrai ricordarmi o scrivere di me, ma d'ora in poi vivrò solo attraverso la tua rielaborazione e quella dei miei amici, di chi mi ha conosciuta. Scelgo io da quale terra farmi compostare, dove liberare i microrganismi, i funghi, i batteri che vivono in me. E se per il mio corpo materiale non ho molte possibilità se non quella di farmi tumulare qui," disse indicando lo scarna collina vicino al letto di quello che una volta era stato un grande fiume, la Sprea, e dove ora cresceva qualche agave in fiore, cosa assai rara nel mondo surriscaldato che abitavano, "almeno potrò scegliere da quali tecno-organismi far compostare il mio corpo elettrico."

Così dicendo accarezzò i fulvi cavi ondeggianti di Marj, salì sulla piattaforma e si lasciò trasportare nel sottosuolo. L'ultima cosa che vide fu il raggio rosso del tramonto trasformarsi in un prisma arcobaleno a contatto con la soluzione salina sulla guancia della pronipote.


Le immagini usate in questa pagina sono state generate con Craiyon, già DALL·E mini.
Grazie alle indygenty e alle astyatrici per il proof reading!

L'autore


Agnese Trocchi

Agnese Trocchi

 

Social media strategist, artista multimediale, scrittrice e copywriter, formatrice.

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