Tracciare per vivere?



app "sanitarie"

di Carlo B. Milani

Tracciare i contatti per il bene comune, ovvero qualche idea e qualche consiglio per muoversi nel mondo spettacolare delle applicazioni di ogni tipo. In particolare quelle per la lotta alla pandemia.

pubblicato in "A rivista anarchica", anno 50 n. 445, estate 2020

Sorvegliati e felici, ovvero: Tracciare i contatti per il bene comune...

Negli ultimi mesi si è fatta strada l'opzione contact tracing, cioè la messa a punto di applicazioni per tracciare in maniera estensiva i contatti fra la popolazione. App installabili su smartphone o braccialetti elettronici, più o meno controllate dai governi, il cui scopo dichiarato è coadiuvare lo sforzo per l'individuazione precoce di contagi da COVID-19. Google ed Apple hanno messo a disposizione le loro infrastrutture per distribuire queste app «governative» e renderle compatibili con i loro sistemi Android e IOS.

Il tracciamento automatico di dati sanitari personali travalica ampiamente i confini della sorveglianza fin qui messa in campo nelle democrazie liberali; d'altra parte, molti si scoprono in fondo disposti a rinunciare a una parte della loro privacy se questo può servire la causa del bene comune. Non è questa la sede per discutere i dettagli delle varie posizioni, compito che per di più non sarei in grado di svolgere. Provo però a formulare un ragionevole dubbio che mi sembra aleggiare, dopo decenni di allerta continui a proposito dell'erosione della sfera della riservatezza da parte dei sistemi di profilazione di massa, governativi e soprattutto privati.

Ecco il dubbio. Escludiamo hacker, smanettoni e altre nicchie di popolazione e consideriamo una ipotetica Persona Media. Perché costei, probabilmente già dotata di un account Facebook e/o Instagram, WhatsApp, Telegram, Gmail; magari di un assistente vocale (Alexa e dintorni); forse ha sottoscritto un account Netflix o Amazon Prime o Disney Plus, e chi più ne ha più ne metta... perché costei dovrebbe temere un'app di tracciamento di dati sanitari che di fatto traccia meno dati di tutti i social e servizi a cui è già iscritta, per svago e per ragioni lavorative? L'unico svantaggio per queste persone, la stragrande maggioranza, probabilmente sarà avere un'app in più a occupare spazio fisico sul loro telefono e spazio mentale nel loro quotidiano...

Servizi traccianti e tracciamenti come servizi

A mio parere questo ragionamento non coglie il punto. Si può discutere sull'utilità o meno di opporsi al tracciamento di FB e altri servizi commerciali; si può discutere sull'utilità o meno delle app di contact tracing in questione: ma, appunto, non è questa la sede. A me preme far notare che è scorretto far di tutta l'erba un fascio.

Il tracking e la conseguente profilazione all'interno di app e servizi per fini commerciali come è il caso di FB e così via è sostanzialmente diverso dalla stessa operazione promossa per fini di controllo/manipolazione sanitario-sociale-politica

Certo, in realtà le due attività non sono precisamente distinguibili, anzi fin dall'inizio della sorveglianza digitale i due livelli si sono sovrapposti, come dimostra ampiamente il caso di Echelon, nato per fini di spionaggio militare e portato avanti perlopiù per scopi di spionaggio industriale [^1].

Esiste però una differenza di fondo. I tracciamenti già da lungo tempo esistenti dentro un servizio, al fine di proporre risultati personalizzati a consumatori evoluti (prodotti Amazon, risultati Google, feed FB, ecc.) possono essere considerati una scocciatura, un danno, un vantaggio, un male necessario, persino parte di un /g/\omplotto{=latex+rettiliani&C.}...

Si tratta di una realtà nota, in continua evoluzione, molto spesso del tutto legale perché ben infiltrata nelle pieghe dei contratti firmati dagli utenti con le piattaforme/servizi, i Termini del Servizio che davvero pochi leggono e comprendono. Comunque la si voglia considerare, a mio parere si tratta di una sorveglianza evitabile in buona parte attraverso diverse attitudini che si possono agevolmente integrare fra loro. Ne ricordo alcune:

  • autodifesa digitale: limitare i tracciamenti, opporsi con accorgimenti tecnici;
  • pedagogia hacker: educarsi insieme a modificare i propri comportamenti, non usare quei servizi, disertare, fare altro, creare spazi di autogestione e autogoverno differenti;
  • altre varie ed eventuali dal repertorio classico, fra cui: disobbedienza civile, luddismo (se proprio necessario, ma de gustibus), sabotaggio, ecc.

I tracciamenti delle app di contact tracing, invece, non sono effetti collaterali di un servizio, bensì sono il servizio stesso, gestito da aziende multinazionali e governi insieme per il bene comune! Una risata li seppellirà, verrebbe spontaneo dire. Eppure siamo qui a discutere se contact tracing sì o no... segno che hanno fatto centro!

Per quanto possa essere percepito e spacciato come «solo un'altra app», è il classico dito che nasconde la luna. Riporto e riassumo diverse voci che ritengo affini, per sostenere che il contact tracing è sostanzialmente «fumo negli occhi», un'espressione alla moda per distrarre dal nocciolo della questione (buzzword), visto che qualsiasi app costa poco mentre la sanità pubblica costa tanto, e l'autogestione della salute psico-fisica ancora di più, poiché richiede soprattutto tanta energia e auto-organizzazione.

Ma la decisione di sviluppare queste app a qualsiasi costo è anche espressione di diverse posizioni, a volte in disaccordo fra loro, fra cui elenco le principali:

  • «intanto raccogliamo dati ultrasensibili, poi si vedrà»: politici e decisori che guardano al sodo, ovvero ad accumulare potere;
  • «intanto raccogliamo i dati, un giorno l'oracolo dell'Intelligenza Artificiale ci dirà cosa fare!»: tutti quelli che non si rassegnano alla morte di Dio e sperano nella Salvezza Tecnologica;
  • «è la gente che ce lo chiede!»: no comment;
  • «non possiamo lasciarlo fare i governi/multinazionali, facciamo un'app Open Source!»: chi crede ancora alla favola del Codice Aperto (dalle e per le multinazionali) e dimentica che anche il Software Libero, senza infrastrutture, serve a poco; ovvero che l'anarchia è facile a dirsi, e difficile a farsi è invece l'organizzazione;
  • «intanto facciamolo, darà l\'impressione che facciamo qualcosa al passo con i tempi, una bella app!»: pubblicitari senza ritegno;
  • «intanto diamo dei soldi a qualcuno per sviluppare una cosa inutile tanto sarà impossibile dimostrare che è inutile, anzi dannosa, in quanto il solo fatto di discuterne così tanto legittima la non-inutilità e non-nocività strutturale di questa cosa»: testefine della comunicazione e della manipolazione di massa...

La percezione della ipotetica Persona Media (un'astrazione statistica, poichè da vicino nessuno è medio, e tantomeno normale) è fuorviata a mio parere in particolare dalla propaganda per il bene della gente. In questo senso, l'app di contact tracing è un'evoluzione dei presupposti delle app di tracking commerciale.

Esplicito il discorso sottinteso delle app commerciali: «per il bene dei consumatori, vi tracciamo così vi daremo un prodotto personalizzato per spender meglio». Chi ci crede? Statisticamente, la stragrande maggioranza dela popolazione, altrimenti le multinazionali dell'IT sarebbero morte da tempo, senza i proventi e le prospettive di profitto derivanti dalla profilazione. Per inciso, l'uso massiccio di queste tecnologie determina un regime di verità in cui più gli umani ne fanno uso più le profezie si autoavverano, come nel caso dei suggerimenti per gli acquisti personalizzati! Funzionano, perché tutti li usano, sempre di più...

Invece l'app sanitario-politica dice: «per il bene dei cittadini tutti, vi tracciamo, così vi daremo un responso personalizzato per vivere meglio». Chi ci crede? Il rischio è, come nel caso precedente, la stragrande maggioranza.

Gli scenari di integrazione sono molteplici. Ne suggerisco uno, di fantascienza speculativa a breve termine: è il (video?)gioco della vita e della morte. Obiettivo: andare a zero contagi, ma anche azzerare i rischi di morte. Aggiungere altri obiettivi assurdi a piacere, sono nuovi livelli del gioco.

Immagina, hai una bella app nuova, gamificata, si spera! Magari regalano delle medaglie patriottiche per usarla (se voti in un certo modo, ovvero se hai messo «mi piace» a certe pagine sui social), o magari un «grazie» pronunciato per te dal tuo scrittore preferito (se hai acquistato un suo romanzo recentemente)... Aggiungere altri premi personalizzati in base ai profili personali esistenti.

L'app ti avverte se sei in pericolo o se hai messo in pericolo qualcuno. In maniera diversa a seconda della tua personalità, cioè del tuo profilo social. Se sei una secchiona ti linka i paper accademici d'approfondimento. Se sei più nazional-popolare, ti suggerisce spezzoni di talk show in un cui degli «esperti» ti «spiegano» la tua situazione. Alcuni suggerimenti sono a pagamento, altri sono manipolazioni tecniche, altri sono imposti dal sistema...

Ci sono classifiche di rischio e badge di rischio se sei considerato più pericoloso di altri, tutto è statistico, non si parla di test precisi... è un gioco!

La tua app nuova parla con le altre app che già hai, ovviamente. Con il solito obiettivo di liberarti dalla libertà di scelta, sai che noia dover scegliere! Una faticaccia! Lascia perdere, lasciati andare!

Clicca. Ciò ti darà dopamina, una sorta di oppiaceo endogeno prodotto dal tuo cervello che ti rilassa, ti eccita, ti fa star bene nel flusso. Dai, gioca il gioco! Stai lontano da questo e quello. Accidenti, ti sei avvicinata troppo! Sono due settimane di quarantena per te. Le tue app si comunicano la cosa fra loro, e ti chiedono di dire la tua in merito: fa male essere isolate? Come ti senti? Reagisci, contribuisci, gli altri vogliono sapere!!! E anche se sei a casa da sola (già che ce l'hai una casa, di cosa ti lamenti? Altre app per confrontarti con i più poveri di te e magari fare una donazione per chi sta male davvero...), non ti preoccupare, ci sono altre fantastiche app pronte per te: puoi misurarti la saturazione del sangue, la pressione intraoculare, il tono muscolare, persino la concentrazione di vattelapesca e scambiarle con i tuoi amici, via app, per monitorare tutto ciò che accade. Non è fantastico, essere spettatori del gioco della vita e della morte?

Avrei voluto esser breve chiaro e conciso e invece mi son perso via. Ma finché non ci prenderemo cura degli strumenti tecnici con cui condividiamo questo pianeta, la possibilità di giocare a giochi di asservimento e dominazione è assai elevata.

Meglio fare un giro fuori e pensare a giocare qualche altro gioco, finché c'è il sole!

[^1]: Si veda in proposito Duncan Campbell, Il mondo sotto sorveglianza. Echelon e lo spionaggio elettronico globale, Elèuthera, 2003 https://eleuthera.it/scheda_libro.php?idlib=156

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Carlo Milani Bertocchi

Carlo Milani Bertocchi

 

Traduttore e factotum. Ha scritto con l'eteronimo Ippolita fino al 2018. PhD. Si occupa di tecnologie appropriate con alekos.net

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