di Davide Fant
questo articolo è pubblicato in "Formare... a distanza?", II edizione, C.I.R.C.E. novembre 2020
Creare setting accoglienti in videochat
!
Condurre un gruppo in videochat non è facile, ce ne siamo resi conto
tutti durante questo periodo di migrazione forzata dei nostri corsi sui
dispositivi digitali, e tanto più non è facile mantenere un setting
"caldo", che possa essere spazio protetto di condivisione di riflessioni
personali, di lavoro con vissuti emotivi anche delicati.
Attraverso il monitor è più difficile sentirsi parte di un gruppo, il
coinvolgimento emotivo è più difficile, c'è il rischio di distrarsi
anche perché partecipiamo contemporaneamente all'ambiente del gruppo in
videochat e a quello del luogo in cui ci troviamo fisicamente. Inoltre
i problemi tecnici possono creare forti disagi: voci e immagini che
laggano, la linea che salta e ci espelle dalla piattaforma e così via;
in particolare per i partecipanti che hanno meno confidenza con la
tecnologia.
Ho provato allora a elencare alcune riflessioni/consigli per
un'esperienza in videochat il più accogliente e conviviale possibile.
Alcuni nascono dalla sperimentazione diretta, altri da quella di
colleghi, in particolare in ambito psicodrammatico; alcuni sono forse
scontati, ma repetita iuvant!
Condividere il vissuto dei partecipanti
È anzitutto utile, all'inizio di una sessione, in particolare con gruppi
nuovi, chiedere ai partecipanti come si sentono, quanto sono a loro agio
nella dimensione dell'incontro a distanza via monitor. Basta una parola,
anche scritta in chat (anche privatamente) per ascoltare e accogliere
le difficoltà, e orientare di conseguenza la conduzione.
Sottoscrivere insieme regole di fiducia
All'inizio di una nuova esperienza di gruppo è importante esplicitare le
regole che a priori proponiamo al gruppo, dedicare un momento per
deciderle insieme, regole che possano far sentire protetti i
partecipanti. Possiamo dirci che ci impegniamo reciprocamente a non
registrare, a non fare screenshot, a metterci tutti le cuffie (o
isolarci) in modo che ciò che si dice non possa essere ascoltato da
eventuali altre persone presenti nelle nostre case.
Amplificare l'espressività dei partecipanti
Un compito importante che può ricoprire il formatore è quello di
amplificare l'espressività dei partecipanti al gruppo, per compensare
l'assottigliamento dei segnali non verbali in videochat. Per far
questo si possono esagerare i segni di presenza e ascolto (esprimere con
la voce e con il corpo che si sta ascoltando con attenzione), ripetere
in modo più espressivo quello che dicono i partecipanti, sollecitare le
interazioni invitando i singoli a intervenire/rispondere.
Inventare gestualità condivise, consuete
È utile che il gruppo inventi gesti per comunicare in modo non verbale:
l'inizio o la chiusura dell'incontro, oppure espressioni come "sono
d'accordo!", "non sono d'accordo!", "voglio parlare", "ti abbraccio". A
tutte queste esigenze comunicative possono corrispondere gesti
particolari: si possono utilizzare le mani, le braccia e altre parti del
corpo riprese dalla telecamera.
Il formatore può incoraggiare il fatto che questi gesti divengano
tradizione del gruppo (includendone altri se nascono spontaneamente o se
ne si sente l'esigenza).
Se si vuole amplificare la dimensione corporea rispetto a quella
macchinica può essere importante utilizzare il meno possibile (o non
utilizzare) emoticons e altre features della piattaforma.
Formulare consegne a risposta rapida.
Simmetria e circolarità dei turni di parola sono un elemento importante
in qualsiasi gruppo esperienziale. In videochat divengono ancora più
importanti. Infatti, siccome nel setting a distanza spesso le
individualità si perdono, può essere importante utilizzare il più
possibile le catene (interventi regolati dal "passaparola") per
"riconoscersi", dare voce a tutti, incontrarsi virtualmente senza
escludere nessuno. Una modalità per proporre una catena in modo
divertente è quella di chiedere ad ognuno di passare parola solo a una
persona il cui "rettangolino" in videochat è confinante con il nostro.
Si tratta di un modo utile anche per creare una sorta di "fisicità
virtuale" e per condividere il nostro punto di vista del gruppo sullo
schermo, visto che l'ordine dei "rettangolini" non è identico per tutti.
Per rendere questo lavoro più "leggero" e ritmato è utile utilizzare
consegne a risposta rapida:
se vogliamo fare un momento di aggiornamento, e conoscere con quale
portato emotivo arrivano in gruppo i partecipanti può funzionare meglio
una consegna tipo "un colore/un tempo atmosferico che indichi come
arrivi qui oggi..." piuttosto che il classico "oggi vi dico che...".
Le sociometrie on line
Le sociometrie, inventate da Jacob Levi Moreno, sono uno strumento molto
funzionale per consentire ai gruppi di esprimersi in modo simmetrico (a
tutti lo stesso spazio per esprimersi) su un dato argomento. Nella
modalità più conosciuta, quella della "sociometria centrale", quando si
è in aula viene chiesto ai partecipanti di scegliere la distanza a cui
posizionarsi da un oggetto posto al centro della stanza, a seconda di
una data consegna. Ad esempio si può chiedere di posizionarsi a seconda
di quanto ci si ritiene motivati quel giorno, o a seconda di quanto si è
d'accordo su una determinata scelta del governo. Attraverso il colpo
d'occhio tutti possono farsi un'idea dei pensieri, dei vissuti, del
posizionamento degli altri rispetto a un tema.
Le modalità per riportare questo strumento on line sono diverse. Quella
più semplice è forse utilizzare le mani. La consegna può essere
"mostrate con le mani un numero da zero a dieci a seconda di quanto (ad
esempio) siete a vostro agio nei seminari in videoconferenza". Il
conduttore se vuole può fare qualche domanda di approfondimento a
qualcuno, ma ha comunque dato la possibilità a tutti, nei tempi
ristretti del lavoro on line, di esprimersi. Si tratta di una soluzione
tecnica che personalmente ho utilizzato molto, è un modo per dialogare,
prendere posizione e ascoltarsi che si presta bene ai tempi della FAD.
Altre modalità inventate da colleghi per le sociometrie: utilizzando un
pad, disegnando su un foglio, utilizzando applicazioni specifiche.
Creare qualcosa di esteticamente bello insieme
Può essere funzionale, se la conformazione del gruppo lo permette,
portare i corpi al centro della scena per creare qualcosa di bello che
unisca, utilizzando attivazioni tipiche del lavoro teatrale in presenza.
Ad esempio: ognuno esprime come sta con un gesto, gli altri ripetono, si
propongono esercizi corporei da fare insieme, sincronizzati: dallo
stretching a far finta di "lavare i vetri". Oppure si può proporre il
gioco dello specchio dividendo i partecipanti a coppie e chiedendo di
ripetere in camera i gesti del compagno. Sui social network durante il
periodo del lockdown si sono trovati tanti esempi di questi
esperimenti. Come sa chi ha sperimentato queste attivazioni, si tratta
di piccoli "attimi di bellezza": la resa estetica, il divertimento nella
creazione di queste "coreografie" porta a vivere momenti di benessere
che uniscono il gruppo, fanno sentire parte di una stessa comunità,
anche se a distanza.
Inventare adattamenti di strumenti che utilizziamo in presenza
Un suggerimento per mantenere il più possibile un setting "caldo":
cercare di sperimentare quando possibile in videochat strumenti e
tecniche che utilizziamo in presenza, anche se necessiteranno di
adattamenti creativi. Ne abbiamo visto un esempio parlando di
sociometrie. Non abbandonare quindi il nostro patrimonio di conoscenze
di lavoro di gruppo in presenza ma dedicare tempo e immaginazione per
adattarlo alla nuova situazione senza farci troppo condizionare dai
"richiami" del software che spinge a un utilizzo standardizzato. Se si
ci si pone in modo creativo possono succedere cose molto interessanti:
ricordiamoci che anche on line si può chiedere di disegnare su carta, di
chiudere gli occhi, di scolpire con il nostro corpo un\'emozione. A
volte bastano piccoli espedienti per adattare un lavoro in presenza nel
suo corrispettivo funzionale all'on line. A volte si possono hackerare
gli strumenti che ci mette a disposizione il software e dirottarli per i
nostri scopi formativi. Giocare con la possibilità di scrivere contenuti
altri nella casella per i nomi di Zoom è l'esempio più semplice.
Non è sempre funzionale utilizzare la chat
La chat in molti casi è utile, ma a volte diviene uno strumento che
aumenta il rumore e la dispersione dell'attenzione senza portare un
significativo apporto comunicativo.
Ci sono gruppi, come gli attivisti per l'ambiente che sperimentano le
pratiche di "work that reconnect" che, cercando di creare anche negli
incontri on line momenti di forte connessione tra le persone e delle
persone con se stesse (e con il pianeta), nelle proprie sessioni
escludono categoricamente l'utilizzo della chat testuale.
Utilizzare applicazioni d'appoggio per attività collaborative
Meglio della chat, progettata per il "botta e risposta" in molti casi
sono altre piattaforme di appoggio leggere e funzionali per il lavoro
collaborativo. Ad esempio il pad (istanze di etherpad.org come il già
citato framapad e tanti altri) oppure, lato software proprietario,
padlet (specialmente per file multimediali). Nelle nostre formazioni
in videochat li abbiamo utilizzati per produrre testi e poesie
collettive, utilizzare la tecnica del photovoice e diversi approcci al
digital storytelling.
Utilizzare la musica
Non di poca importanza può essere l\'aggiunta di una "colonna sonora"
agli incontri in videochat. La musica può dare colore e calore ai
momenti più vuoti, alle attese, al tempo dato ai partecipanti per
eseguire un compito "sconnessi". La musica unisce, riscalda, non di rado
mi è capitato di assistere alla partenza spontanea di accenni di
movimenti a ritmo che in poco tempo diventavano contagiosi, a rimarcare
la partecipazione mente-corpo a un'esperienza comune.
Tecnicamente, dopo varie sperimentazioni, sono arrivato alla conclusione
che il metodo più semplice è mettere una cassa vicino al microfono per
mandare audio. Mixare internamente al computer la fonte sonora musicale
e quella proveniente dal microfono è possibile ma complesso e non sempre
i risultati sono soddisfacenti.
Sostenere la creazione di spazi protetti da cui connettersi
Uno dei problemi più grandi nel lavoro in videochat è l'interferenza
dell'ambiente fisico in cui i partecipanti si trovano nell'incontro: può
essere fonte di disturbo per via di rumori di fondo che entrano nel
microfono, ma anche imbarazzo, limitazione al comunicare in libertà. Si
possono suggerire al gruppo modalità per rendere più confortevole e
protetta la propria postazione fisica e virtuale da cui si partecipa.
Possiamo accompagnare i partecipanti nella scelta di uno spazio il più
possibile appartato; durante il periodo di lockdown abbiamo
sperimentato che non c'è limite alla fantasia: abbiamo visto adolescenti
dell'Anno Unico (vedi sezione Inventare) chiusi in bagno per
connettersi, oppure nell'automobile parcheggiata in garage, dichiarato
"l'unico posto davvero tranquillo".
Un aspetto che può mettere a disagio, oltre la presenza di persone che
"invadono la privacy" è il fatto che con la videochat gli altri
componenti del gruppo "entrano in casa nostra". Possiamo non aver voglia
che si vedano i nostri ambienti domestici, per riservatezza o
semplicemente perché preferiamo separare, almeno simbolicamente, lo
spazio della casa da quello degli incontri pubblici. Possiamo suggerire
di allestire, con teli e qualsiasi altro materiale, un postazione ad
hoc, un sorta di "micro studio televisivo" in casa; oppure possiamo
imparare, per le piattaforme che lo consentono, a modificare
digitalmente lo sfondo alle nostre spalle, o ancora utilizzare
applicazioni specifiche che creano graficamente un ambiente virtuale
diverso da quello in cui siamo immersi (a volte anche modificare la
nostra immagine). Questi artifici tecnici, anche se a volte sono
prodotti da società su cui abbiamo più di qualche perplessità e spesso
funzionano bene solo su dispositivi e reti di alto livello, possono
coadiuvare nell'invenzione di situazioni di gioco e di apprendimento
molto interessanti.
Post-scriptum. Divertirsi creando la propria postazione per la videochat nel lavoro con gli adolescenti
Per chiudere, ecco il racconto dell'allestimento della mia postazione
personalizzata dalla quale condurre le formazioni on line: dal momento
in cui ho sperimentato questo cambiamento apparentemente di poco conto
ho notato un salto di qualità importante nel mio modo di vivere la
conduzione di gruppi a distanza. Mi ha un po' riappacificato con una
dimensione che comunque soffro, perché mi mancano molto le possibilità
didattiche del lavoro in presenza e l'intensità dell'incontro con i
partecipanti. Mi ha riportato a una dimensione di gioco e
sperimentazione fondamentale del mio lavoro
Ho creato una scenografia alle mie spalle utilizzando un copriletto
indiano, a fondo blu con fantasie "psichedeliche", appeso all'armadio
con mollette e scotch di carta (che regolarmente ogni tanto cede). A
questo sfondo ho aggiunto a fianco a me qualche oggetto, che può
cambiare: il mio preferito è una grande spada fantasy che ho costruito
durante un laboratorio di falegnameria con i ragazzi.
Mi piace il fatto che a distanza non si capisca dove sono, che quel
luogo artificiale, pur essendo all'interno di casa mia, non sia "casa
mia", ma un cancello "spazio-temporale" appositamente progettato. Una
scenografia teatrale, finta come ogni scenografia, ma forse proprio per
questo ancora più in grado di accogliere e proteggere parole e relazioni
che sono autentiche.
Sempre in un'ottica teatrale ho aggiunto al set un faro rgb a led, che
può cambiare il colore della luce che emana; non lo uso sempre perché
nelle dirette lunghe diventa impegnativo per gli occhi, ma contribuisce
non poco a quell'effetto di "spazio altro" e di magia che cerco (la luce
intensa rossa è la mia preferita).
Mi sono poi munito di un microfono di qualità, non una spesa esagerata
ma sufficiente per far sentire chiara la mia voce, canale di
comunicazione "caldo" per eccellenza in questo universo di bit. Un altro
vantaggio con un microfono di questo tipo è che posso anche, quando la
telecamera è spenta, allontanarmi dalla postazione, camminare per la
stanza magari, e le mie parole si sentono ancora bene.
Nella stessa ottica di permettermi il movimento, mettendo in atto
un'idea dell'amico Panos (che in realtà ha ispirato inizialmente tutto
questo che sto raccontando) a volte ho utilizzato anche due telecamere,
aggiungendo quella del cellulare alla webcam del computer: appoggio il
cellulare su una mensola lontana in modo che ne risulti una sorta di
ripresa panoramica e così non sono costretto a rimanere incollato
davanti al computer.
A completare la faccenda utilizzo un launchpad per lanciare musica ed
effetti sonori (esplosioni di bombe, sirene da sound system reggae,
spari di pistole laser...) per sottolineare momenti particolari durante
le sessioni. Questo strumento mi è utile soprattutto quando lavoro in
modalità "radiofonica", che comunque rimane la mia preferita; l'idea di
creare qualcosa che potesse ricordare lo studio di una radio clandestina
degli anni Settanta mi ha rinvigorito in nella fatica di questa F.A.D.!
Ovviamente si tratta di qualcosa di molto personale, pensata per il
lavoro con gli adolescenti. Ogni scelta è personale, questo racconto
vuole ispirare chi di voi come me ne sente l'esigenza di trasformare e
incantare un po' gli spazi materiali del lavoro on line. Usate i vostri
oggetti, spazi, teli, cianfrusaglie più o meno tecnologiche; proponete a
chi vuole fra i vostri discenti di fare lo stesso. È una dimensione di
gioco che per coinvolgere gli altri deve coinvolgere e divertire prima
di tutto noi, si tratta di un approccio D.I.Y. (Do It Yourself) un po'
punk e un po' hacker: con poco, re-inventando l'uso di strumenti e
materiali già a disposizione, nasce qualcosa di nuovo e di divertente
che permette di fare resistenza e costruire relazione (e magari portare
un po' di magia) in questi tempi inquieti.
Un articolo e un sito per approfondire
Fant D. (2020) Dare valore al "sottrarsi" degli adolescenti. Animare
gli spazi dell'educare come rifugi trasformativi in animazione Sociale
n. 339. Gruppo Abele Torino.